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Startup: incubare, investire e acquisire

Nella metodologia Lean Entreprise il
fattore chiave di successo per incubare una startup interna all’azienda è
un’innovazione strategica volta alla creazione di una struttura aziendale,
un’Innovation Colony.

 A cura di Mauro Beretta, influencer Prioritalia

Tra le tre tipiche strategie di Open
Innovation – Incubare, investire e acquisire – incubare idee internamente è la
più difficile. Anche se sei alle prese con idee brillanti, stai pur sempre
creando qualcosa dal nulla. Inoltre, le tue startup iniziano con slancio zero,
e tu sei responsabile di portarle a buon fine usando le risorse interne,
risorse sempre a rischio di venir riassegnate verso prodotti e servizi che sono
il pane e il burro dell’azienda.

L’incubazione interna (spessa chiamata
Intrapreneurship program) di prodotti e servizi di tipo disruptive va
sempre in competizione con l’organizzazione interna dell’azienda stessa.
Richiede creatività, flessibilità, collaborazione e velocità, qualità che si
dissolvono man mano che un’idea incomincia a funzionare sul mercato ed inizia
ad assorbire risorse, risorse che solitamente nutrono e proteggono le attuali
linee di business. I dipendenti con cui lavoriamo hanno difficoltà a pensare
oltre i confini delle loro funzioni dipartimentali e ancor di più ad agire in
maniera indipendente e autonoma. Tendono a risolvere problemi di basso livello
che hanno un impatto limitato sui profitti, problemi che i clienti potrebbero
non notare. Non gli viene in mente di pensare in termini di ridefinizione della
propria industry, e se lo facessero, i silos e la gerarchia aziendale
potrebbero non permetterlo.

Inoltre, l’incubazione interna offre
il più basso momentum rispetto a quello che si viene a creare a fronte di
strategie di investimento e acquisizione. Qua si parte da una lavagna
completamente bianca  ed è una situazione completamente diversa da quando
investi in un’azienda che sta già crescendo o acquisti una startup che è sulla
buona strada per trovare il suo product/market fit.  Detto questo,
non c’è motivo per cui le startup incubate internamente non possano avere
successo sul mercato ed ottenere maggiori risultati di operazioni di investimento
e acquisizione. Hanno solo bisogno di più energia e volontà per decollare.

Ma se da una parte l’incubazione
interna richiede maggiore volontà ed energia, dall’altra ha un piacevole ed
utile risvolto: crea un clima positivo di movimento e di creatività in tutta
l’azienda facendo sentire innovativi tutti i dipendenti. Conferisce un senso di
orgoglio e passione che il business as usual fa più fatica ad offrire.
L’avvio di progetti sfidanti e coraggiosi può essere un potente stimolo morale
in tutta l’azienda.

Nella metodologia Lean Enterprise il
fattore chiave di successo per un programma di imprenditorialità è la creazione
di una struttura aziendale che chiamiamo Innovation Colony. A differenza
dei dipartimenti aziendali convenzionali, una Innovation Colony ha bisogno di
un grado assoluto di indipendenza e autonomia. È un’azienda all’interno di
un’azienda, e fa partire le startup ad un ritmo più alto e promuove quelle più
promettenti. L’ Innovation Colony è un seme non di una nazione ma di imprese
future che matureranno e diventeranno indipendenti, per diventare a pieno
titolo nuove aziende autonome.

L’Innovation Colony è composta
da un piccolo gruppo di direttori che combinano le attitudini dell’imprenditore
e del venture capitalist. Questi direttori sono analoghi ai partner di
un’azienda VC. Riferiscono al CEO e al consiglio di amministrazione sul
portafoglio di prodotti e servizi in fase di sviluppo. Gestiscono team di
innovazione che sono in tutto e per tutto delle startup, organizzati come
gruppi inter-funzionali che hanno l’esplicita autorità di attraversare i
confini che separano i tradizionali silos funzionali. Il team dei direttori
della colonia deve avere uno stretto contatto con il mondo delle startup e
un’ampia esperienza di startupping. Idealmente, dovrebbero avere un
improbabile set di skills provenienti dal business, dalla tecnologia e dal
design.

Questi direttori dovrebbero anche
iniziare a trasformarsi in veri e propri Corporate Venture Capitalist,
imparando i meccanismi che regolano questi complessi veicoli di investimento.
Man mano che le startup interne progrediscono, avranno sempre più bisogno di
accedere a finanziamenti interni ed esterni ed i manager dovrebbe essere in
grado di guidare questo cambio di paradigma in modo credibile e proattivo.

I team per l’innovazione dovrebbero
essere composti da dipendenti che hanno accettato di assumersi personalmente ed
almeno in parte il rischio d’impresa, ovviamente in cambio di un significativo
ritorno dell’investimento futuro. Quest’approccio offre un vantaggio
significativo: che solo i dipendenti più creativi e indipendenti impareranno e
graviteranno sulla colonia in modo naturale, evitando l’inserimento nella
colonia di profili meno imprenditoriali e più di tipo impiegatizio.

La semplice esistenza di una Innovation
Colony  nella vostra impresa fornisce inoltre una valida alternativa a
tutti quei dipendenti che stanno pensando di partire per lanciare una propria
attività facendo leva sulle competenze e relazioni che hanno maturato anche
nella azienda stessa. In questo modo l’azienda non solo evita di perdere
dipendenti capaci e ambiziosi ma aumenta i profitti trattenendoli. Arriviamo al
punto di dire che se il dipendente o un team desiderassero andarsene comunque,
la colonia dovrebbe considerare di investire nella loro startup.

Ma sia chiaro, anche con dipendenti
molto motivati, la maggior parte delle startup fallirà. La stessa colonia deve
tollerare il fallimento perché è l’unica via per l’apprendimento e quindi
riduce l’incertezza del mercato. Tuttavia, la mancanza di successo rischia di
colpire alcuni membri del team, in particolare i dipendenti che sono nuovi allo
stile di vita dei coloni. Di conseguenza, la partecipazione dei dipendenti
dovrebbe essere soggetta a rinnovo su base trimestrale, e dovrebbero essere
autorizzati a tornare alle loro posizioni precedenti, o qualcosa a grosso modo
comparabile, se scoprono che la colonia non li soddisfa. Una sorta di rete di
sicurezza sociale, un biglietto gratuito per il vecchio mondo. La tolleranza al
rischio può aumentare e diminuire con le mutevoli circostanze. La famiglia ha
bisogno di cambiare nel tempo. Un membro del team di una colonia la cui startup
è in stallo potrebbe desiderare di tornare a una posizione più prevedibile,
anche se meno redditizia.

La funzione ultima di una Innovation
Colony è generare alti ritorni sugli investimenti (tangibili e
intangibili), e per questo deve essere finanziata. Tuttavia, dato il rischio
estremo che circonda ogni scommessa, il fondo dovrebbe essere limitato nelle dimensioni
e nel tempo per contenere potenziali perdite. Il capitale dovrebbe essere speso
prima che il periodo di tempo sia scaduto. A quel punto, la colonia avrà
raggiunto la fine della sua vita, e gli startupper si ritireranno o inizieranno
un’altra avventura. L’allocazione di una quantità predeterminata di risorse è
essenziale per creare il senso di urgenza che guida le startup.

A conclusione di questo capitolo, è importante
notare che i quadri descritti dovrebbero essere considerati come un punto di arrivo:
anche i progetti di successo che sono al secondo o al terzo batch sono spesso
ancora sulla lunga strada per trasformare le loro attività in fruttuose
Innovation Colonies. Mentre non dubito che la trasformazione sia possibile in
qualsiasi contesto, il focus strategico deve rimanere sempre nella realtà a
partire dal contesto del business attuale e adattando l’approccio al fine di
garantire una strategia sempre su misura.

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Fondazione Prioritalia