L’esigenza di rafforzare i legami
intergenerazionali in Italia è diffusa ma poco praticata, specialmente nei
contesti lavorativi e nella politica, nonostante gli italiani siano consapevoli
di vivere in un Paese sempre più anziano e siano preoccupati della diminuzione
della popolazione dovuta al calo della natalità.
E’ quanto evidenziato in una ricerca condotta da
Manageritalia con AstraRicerche nel 2018, oggetto di approfondimento nel libro
“Diversity management, generi e generazioni per una sostenibilità resilienze”, pubblicato
di recente, di cui si parlerà nel secondo degli allenaMenti di sostenibilità, organizzato da Prioritalia il 18 novembre.
Dallo studio emerge che, anche se solo metà (52.6%) del
campione intervistato conosce il concetto di intergenerazionalità, ben il 76.8%
lo valuta positivamente (35.5% molto, 41.3% abbastanza), con valori
progressivamente crescenti in proporzione all’età e con maggior favore presso
le donne.
Il principale nodo da risolvere riguarda l’applicazione
concreta del concetto di intergenerazionalità, che viene considerato
“praticato” soprattutto nelle attività di volontariato (54.3%) e in famiglia
(55.1%) e meno nelle relazioni interpersonali (42.1%) nelle aziende (31.1%)
e nella politica (23.9%).
Una contraddizione, visto che gli italiani sono consapevoli
dei cambiamenti demografici che li attendono: nove su dieci (l’89.3%) sa che
l’Italia ha un’età media sempre più elevata; tre su quattro (il 75.1%) che il
fenomeno continuerà negli anni a venire e il 60.5% che la popolazione
diminuirà.
Una tendenza ritenuta generalmente preoccupante, innanzitutto
in relazione alla presenza di pochi bambini e ragazzi nella società (per 80.9%
del campione) e in misura minore ma comunque maggioritaria, al 60.0%, per la crescita
percentuale degli over65enni.
Per affrontare il fenomeno si chiedono soprattutto
politiche a sostegno della natalità (75.5%), servizi dedicati (74.7%) e sgravi
fiscali (68.6%) più che trasferimenti monetari (47.5%) a fronte di una
situazione attuale valutata in modo molto negativo: solo il 19.9% ritiene che
ci siano già politiche pro-natalità e solo il 16.2% le ritiene efficaci.
Un altro elemento di riflessione riguarda gli atteggiamenti
che segnano le relazioni tra le diverse fasce d’età: i 20-40enni vogliono stare
con i 50-65enni solo nel 22% dei casi, mentre i 50-65enni con i 20-40enni nel
43% dei casi. I giovani non pensano di poter essere di ispirazione per i meno
giovani (solo 12%) mentre il contrario vale per il 33% dei 50-65enni. L’ammirazione
dei giovani verso i meno giovani (31%) non è ricambiata (13%), così come
l’invidia per la fase storica in cui sono nati (21% vs 5%).
L’incontro del 18, che affronterà insieme i temi della
diversità tra le generazioni e tra i generi, sarà l’occasione per orientare il dibattito
pubblico – partendo dalla comunità manageriale – affinché l’esigenza diffusa di
fare un “salto culturale” si traduca in un’evoluzione dei comportamenti, delle
pratiche, nelle persone e nelle organizzazioni.