Antonio Cecere fa parte del network di influencer dell’innovazione promosso da Prioritalia. Dopo un decennio di esperienza come manager con responsabilità organizzative, dal 2011 è attivo come consulente formativo per manager e aziende tramite una piccola impresa che propone, inoltre, un originale approccio alla formazione.
Con l’ambizione di contribuire a far evolvere la cultura manageriale puntando sulla rigenerazione del rapporto tra mondo del lavoro e ambiente naturale, ha ritenuto di portare una testimonianza inedita sulla possibilità di creare nuove occasioni per avvicinare contesti geografici e organizzativi considerati “lontani”.
Oggi la possibilità di crescere in maniera multidimensionale si scontra con la frenesia della vita moderna e il caos derivante dall’invasione di troppi stimoli. Le routine tradizionali della formazione – utilizzare intensamente il pensiero, partecipare a lezioni frontali, studiare sotto pressione, ecc. – vanno quindi ripensate in una nuova e più ampia prospettiva, alla luce delle opportunità e superando gli ostacoli che ci si presentano davanti.
Come riaccendere i “tre poteri” nelle
persone
Per cogliere le opportunità di miglioramento e andare
oltre gli ostacoli si possono utilizzare questi tre “poteri”:
1.
il
potere del pensiero logico, per evitare dispersione ed inefficienza;
2.
il
potere del pensiero immaginativo, combinazione di intuizione, creatività e
lungimiranza, per immaginare ipotesi e soluzioni in prospettiva;
3.
il
potere dell’autoefficacia, di percepire la sensazione che si è all’altezza di
affrontare una certa sfida.
Per
acquisire questi poteri, allenarli ed utilizzarli al meglio è necessario il verificarsi
di alcune condizioni ambientali quali:
capacità
di concentrazione elevata;
consapevolezza
di sé e sensazione di “controllo rilassato”;
bilanciamento
tra attività mentale e movimento fisico;
ricezione
di stimoli naturali e non artificiali;
confronto
con alleato che fornisce feedback costanti e “puliti”.
Il piacere della scoperta, oltre le routine aziendali
Poiché
la routine è alienante e limita le potenzialità, bisogna cercare nuove modalità
di attivazione, superando il rumore bianco che stanca il cervello in
ufficio. Come? Esponendosi alla natura, come sostengono molti studiosi tra cui Stephen
Kaplan e Roger Ulrich.
E’ noto che l’effetto
positivo delle attività di formazione outdoor e di team building tende a svanire
dopo un certo periodo di ritorno alla routine. Il fatto di frequentare contesti
naturalistici nel tempo libero permette alle persone di rigenerarsi ma non
sembra sufficiente per affrontare la complessità delle sfide, specialmente
quelle che si pongono ai manager, vista anche l’assenza di legami diretti con l’efficacia
e la produttività.
Per superare la
dicotomia tra contatto con la natura e produttività, ritengo utile sviluppare
un nuovo approccio culturale, finalizzato a valorizzare i saperi impliciti – fatti
di informazioni, intuizioni, esperienze – al quale è spesso difficile attingere,
partendo dal presupposto che la natura non sia una
panacea per ogni male ma un
habitat favorevole ad allontanarsi dall’ufficio per riaccendere le proprie
capacità.
Contatto con la natura, ma non solo
La proposta che ho elaborato si basa sull’organizzazione
di percorsi a piedi e/o in auto in cui si dosano dialogo e silenzio, movimento
del camminare con pause di contemplazione, paesaggi svuotati di stimoli
artificiali, esposti alla wilderness.
Un modo di fare formazione, consulenza e coaching che in
Abruzzo – dove vivo da oltre dieci anni – trova un terreno particolarmente fertile,
visto che oltre il 30% del territorio regionale si trova in aree protette, dai Parchi
Nazionali alle Riserve Naturali, e vista la varietà e la ricchezza degli
ambienti, in primis quelli montuosi.
Tra le location più utilizzate per questi percorsi formativi
itineranti c’è il Parco Nazionale della Majella, uno scenario di alto Appennino
molto suggestivo e selvaggio dove si arriva facilmente dalla direttrice adriatica,
da Roma o in aereo via Pescara.
Manager che fanno un salto in Abruzzo
Dopo diverse esperienze con manager e imprenditori,
sia della zona sia arrivati da più lontano, in particolare dal nord Italia, ho
codificato questa attività definendola tramite il metodo Natura di Manager e i
servizi Itinerari di Coaching.
L’approccio innovativo si centra sull’instaurazione di
un rapporto di fiducia con le persone, derivante dallo svolgere un percorso
insieme.
Un percorso che, sia metaforicamente sia nella pratica
del suo svolgersi, parte dal basso, dal mare, e dopo alcune tappe arriva sulle
montagne. Il cammino porta dunque ad avere una “visione dall’alto”, sia del paesaggio
in sé sia delle questioni aziendali e/o personali su cui ci si vuol
focalizzare, che vengono poi affrontate tramite un dialogo di carattere
maieutico e strategico, ponendo l’accento sulle aspettative e sugli obiettivi
da raggiungere.
Oltre alla soddisfazione dei singoli manager – e a
cascata delle aziende in cui operano – questa attività permette di costruire
forti legami con il territorio, in particolare con le micro/piccole e medie
imprese attive nel campo della dell’ospitalità.
Apparentemente vicino al turismo esperienziale, di cui
sicuramente coglie qualche spunto, il focus di questa proposta formativa itinerante
(che esprime il suo massimo potenziale quando svolta in forma individuale o per
piccolissimi gruppi) è e resta lo sviluppo delle competenze, attraverso
l’allenamento ai poteri del pensiero logico, dell’immaginazione e all’autoefficacia.
Grazie anche all’esperienza professionale
precedente, la mia proposta mira al potenziamento di competenze manageriali ad
ampio spettro – soft skills, coaching, mindfulness, crescita personale,
strategia aziendale, oltre a quelle funzionali all’orientamento e alla creazione
di una relazione basata sull’empatia e la fiducia – e si integra con programmi
di consulenza, formazione e coaching più tradizionali.
Il valore aggiunto della
contaminazione
Oltre all’importanza del vissuto mi muove, in
questa attività, la passione per la natura e il territorio dell’Abruzzo, per le
sue bellezze e per le persone che ne animano la vita di ogni giorno. Fin dallo
slancio iniziale con cui mi sono impegnato nel progetto sono convinto che
l’idea di poter unire l’utile al dilettevole, la ragione dell’ufficio con il
significato profondo del rapporto con la naturalezza, tramite nuove modalità di
formazione professionale e sviluppo del potenziale umano.
Spero che questo approccio si consolidi e si diffonda,
nella convinzione che possa generare positività tanto a livello sociale ed
economico sul territorio dell’Abruzzo, quanto soprattutto a livello di
contaminazione culturale, nella consapevolezza che la comunità manageriale
possa trarre giovamento dalla commistione tra le capacità e le visioni di chi –
come me personalmente e come Fondazione Prioritalia – opera per connettere le
diversità di territori, aziende e manager.
Antonio Cecere