<it>Dall’emergenza alle priorità: Samuel Piana</it>

Dall'emergenza alle priorità: Samuel Piana

Le
tecnologie e condivisione ci portano verso nuovi modi di essere.

Samuel Piana, esperto
di marketing, formatore, founder
Landexplorer

Come ti poni rispetto all’emergenza che
stiamo vivendo, come affronti questa sfida inedita? Parlaci dalla tua
esperienza personale: dove ti trovi, come utilizzi le tecnologie per lavorare
e/o studiare.

In questo periodo forzato di stop
dalle attività lavorative e formative che sono alla base del mio lavoro, in una
delle province, il Verbano Cusio Ossola ritenute, praticamente sin dall’inizio,
zona rossa per Coronavirus mi sono re-inventato partendo dalle conoscenze e
competenze che avevo accumulato durante le esperienze di questi anni. Così ho
iniziato a realizzare video lezioni e video tutorial per i ragazzi dell’ente
formativo VCO Formazione dove
insegno da settembre 2019.

Ho iniziato ad affiancare alunni e
insegnanti nell’aiuto a comprendere come piattaforme collaborative come Google
Classroom e Gsuite, che conoscevo avendo collaborato con Google, potevano
essere una maniera diversa ed innovativa per continuare l’attività didattica
arricchendola di spunti. Così dal mio studio a Nonio, piccolo paesino sopra
Omegna sulla sponda occidentale del lago d’Orta, ho iniziato dapprima a seguire
le sedi dell’ente formativo di Gravellona Toce e Novara e poi ho implementato
l’attività anche per aziende ed associazioni, dimostrando come la gran parte
dei lavori routinari, come riunioni e attività di progettazione era possibile
realizzarli anche a distanza con grande risparmio di tempo, soldi ed energie.

Come credi stia cambiando e cambierà il
rapporto tra gli esseri umani e le tecnologie, alla luce dell’improvvisa
consapevolezza di essere vulnerabili, sia come individui sia come comunità
umana?

La tecnologia è nata con lo spirito di
mettere a “fattor comune” le conoscenze, le competenze e le esperienze degli
esseri umani e questo risponde all’ancestrale bisogno di comunicare, di
confrontarsi, di dialogare tra uomini. L’essere vulnerabili ha riattivato il
senso di socialità e di una “comunità digitale” e questo spesso lo si può
notare attraverso i social network che da un momento all’altro si sono
trasformati da “camere di risonanza” per atteggiamenti negativi, spesso in
contrasto come se il mondo si divida sempre tra “buoni e cattivi”, a luoghi
virtuali (o a “non luoghi”) in gradi di far scatenare un’ondata di positività;
ne sono esempi “gli apericena in balcone”, le live musicali nati attraverso il
passaparola social.


Quali scenari negativi temi maggiormente, per il prossimo futuro, e quali
scenari positivi invece auspichi, sul piano culturale, sociale ed economico?

Se da un lato la scelta di bloccare
gli spostamenti e di attivare il “distanziamento sociale” è l’unica arma a
disposizione oggi per sconfiggere o attenuare il virus, dall’altra parte si
apre il grande interrogativo se il nostro Paese, l’Italia, sarà in grado di
resistere sul piano economico-finanziario. Da delegato territoriale del
movimento GiovaniImprenditori di Confartigianato Piemonte Orientale, vedo e
dialogo con diverse realtà imprenditoriali, in particolare nel settore
culturale turistico dove, tra l’altro opera la mia impresa, che dovranno essere
aiutate a ricostruire il loro ruolo nella società, in alcuni casi
reinventandosi ed in altri trasformando completamente il loro modo di
approcciare al mercato, cosa assai facile da dire ma molto difficile da fare!

Per quanto riguarda gli aspetti
positivi il digitale diviene un opportunità che va colta ed implementata a
tutti i livelli: snellendo le organizzazioni e implementando nuove modalità di
relazionarsi tra i vari “portatori d’interesse” e da ciò si apre anche la
grande opportunità di meglio infrastrutturare il nostro Paese, rendendo ad
esempio fruibile a tutti la banda larga; aspetto non secondario che l’emergenza
coronavirus ha reso evidente: scuole non collegate alla banda larga, imprese
non abituate ad utilizzare i sistemi cloud ecc.

Quali sono le priorità su cui
concentrarsi quando l’emergenza lascerà il posto alla ripresa di una nuova
normalità, quando potremo ricominciare a uscire da casa, studiare e lavorare
non solo a distanza?

Sembrerà banale dirlo, ma tra le mie
priorità ci sarà sicuramente quello di rincontrare amici, colleghi, fornitori e
clienti…ritornare in sostanza ad una socialità fatta di strette di mano di
abbracci dando forse maggiore valore a questi incontri. L’altra priorità sarà
quella “riprendersi il proprio spazio”… la tecnologia è molto bella ci permette
di essere in ogni luogo in tempo zero…ma per trasformare le cose che
facciamo in emozioni abbiamo bisogno del nostro essere, con tuti i lati
positivi e negativi, sapendo che ci vuole tanto lavoro e tanta fatica… solo
così ci gustiamo gli obiettivi raggiunti.

Quali opportunità stai cogliendo da
questa crisi, quali elementi positivi credi poter trarre e come pensi di
valorizzare l’esperienza, sul piano umano e professionale?

La crisi odierna ha messo in luce
molto bene che non esiste un “sapere” gerarchico e un “sapere” cattedratico o
una differenza sostanziale e positiva tra chi conosce ed esercita un potere da
chi più umilmente continua a percorrere la sua strada a testa bassa. Questo mi
ha portato a tenere ancora più in considerazione il concetto di condivisione che
è alla base di internet. Così continuerò e cercherò di aumentare ancora di più
le modalità con cui divulgo quel poco che so o che ho imparata attraverso
l’esperienza.

Come credi che possa evolvere il divario
cognitivo che separa la visione del modello di benessere delle generazioni più
anziane da quelle più giovani, in seguito a questa crisi?

Bella domanda! Il conflitto su quale
sia il modello di benessere e su come il digitale intervenga anche in questo
campo, ad oggi, mi sembra ancora abbastanza distante. Troppe volte sento le
generazioni più anziane che si nascondono dietro al non essere nativi digitali
per non affrontare i cambiamenti che esso impone cercando di “custodire
sottochiave” la posizione socio-economica ed il prestigio raggiunto. I giovani,
invece, ritengono di dover cercare il benessere attraverso una maggiore
relazione fra esseri umani “ammorbidendo” quella sorta di “gerarchia sociale”
che loro ritengono asfissiante. Personalmente, essendo nato a cavallo tra
questi “due mondi”, credo che il benessere sia da ricercare nel mezzo, in
quanto abbiamo ancora una economia molto radicata sul prodotto da vedere, da
toccare, dove il prestigio si misura anche attraverso il denaro. È in atto da
tempo, però, un cambio radicale silenzioso nella società dove l’emozione positiva
diventa un valore da ricercare e da ricordare in grado di ripagare qualsiasi
sacrificio e di superare qualsiasi risorsa economica. Sarà solo il tempo nel
medio-lungo termine a dimostrare se e come i “due mondi” descritti troveranno
punti in comune.

Qui la video
testimonianza preparata da Samuel Piana.

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Fondazione Prioritalia