Piero Zanotti,
Consulente di direzione, esperto di cambio generazionale, acquisizioni e
cessioni, riorganizzazioni e innovazione
L’emergenza
Coronavirus ricorda all’umanità la sua vulnerabilità, sia a livello personale
sia a livello di comunità sociale ed economica. Viviamo una crisi, prevista tra
gli altri da BillGates nel 2015, che mette in discussione il nostro concetto di
benessere: cosa ne pensi?
Sì,
certamente, dobbiamo rivedere il paradigma centrale, quello rivolto alla salute
in senso generale, partendo dalle istituzioni, dalle scuole e dai luoghi di
lavoro. In modo particolare nel business dobbiamo imparare a creare nuove
previsioni di crescita che non si basino solo su tre voci (ricavi-costi-utili)
bensì partire da fattori che evidentemente non sono mai fin ad ora pensati ed
in questo senso anche la salute generale e mentale dei propri collaboratori è
vitale per l’andamento del business. Ricchezza in senso trasversale, ovvero
addivenire ad una migliore ridistribuzione della ricchezza. Se facciamo tutto
ciò e lo facciamo bene tutti, potremo constatare che i numeri finali non
saranno necessariamente inferiori a quelli auspicati e potremo scoprire che
grazie ad nuovo approccio sarà possibile provare un nuovo benessere. In chiaro,
relativamente alla migliore distribuzione della ricchezza, i ricchi rimarranno
tali, mentre quelli che lo erano di meno aumenteranno la loro ricchezza.
In
quanto a Bill Gates in quella sede aveva avanzato una probabilità maggiore che
in futuro le minacce potessero arrivare da situazioni come quella stiamo
vivendo legata a COVID19 piuttosto che minacce di reali guerre. Alla luce dei
fatti è stato precursore ma azzarderei se dicessi che è stato visionario su un
tema così delicato ed imprevedibile.
Quali
sono le priorità su cui bisogna concentrarsi quando l’emergenza lascerà il
posto alla ripresa di una “nuova normalità” e saremo chiamati a ricostruire il
nostro tessuto economico e sociale?
Ritornare
ad una situazione manifatturiera che aveva fatto dell’Italia uno dei paesi più
avanzati degli anni 70 e 80. Tutto ciò però non sicuramente seguendo il
"credo" imprenditoriale di quegli anni bensì affrontando nuovi
paradigmi. In questo senso i cambi generazionali che erano già in atto devono
essere ripresi e il management può essere sicuramente di supporto, specialmente
nel contesto delle aziende familiari là dove vige ancora troppo il
"credo" delle tre voci (ricavi-costi-utili). Implementare i servizi
in senso assoluto poiché un paese moderno è tale se i servizi accompagnano
tutto il resto.
Quali
opportunità stai cogliendo da questa crisi, quali elementi positivi credi di
poter trarre e come pensi di valorizzare l’esperienza, sul piano professionale?
Quali innovazioni derivanti dai cambiamenti in corso, in particolare nella
sfera lavorativa e produttiva, credi possano rivelarsi un valore aggiunto?
Difficile
rispondere a questa domanda anche se è un interrogativo che ci stiamo ponendo
tutti. Posso però avanzare che una migliore umanizzazione del tessuto
lavorativo nel contesto dei nuovi paradigmi si rivelerà sicuramente vincente
nell’ambito della ripresa che non sappiamo ancora da quale stadio ripartirà,
proprio per questo è difficile rispondere.
Un
migliore impiego e coinvolgimento dei senior managers, anche quelli già in
pensione, darà ossigeno intellettuale conoscitivo all’interno delle aziende,
soprattutto ai giovani che sembrano essere "assetati" da questo
bisogno di esperienza. Un giusto mix di risorse nelle aziende ci ha sempre
insegnato che rende più omogenea e sostenibile una crescita, ed è anche
nell’ambito della sostenibilità che dovremo lavorare in maniera ardua per
gradualmente cercare di rendere questo nostro mondo migliore.
Dobbiamo
imparare bene a valutare rischi ed opportunità, l’esercizio del budget è una
valida opportunità per dare una traccia di quello che vogliamo dalla nostra
azienda, quindi non solo allineare numeri bensì prima concettualizzare commenti
(come, quando, perché, perché no ecc. ecc.) e solo dopo aver fatto questo
esercizio potremo affiancare numeri più credibili.
In
senso generale penso che lavorando poi sui servizi sociali automaticamente si
creeranno posti di lavoro e ricchezza, è automatico, ma chiunque ci governi
dovrà imparare che prima di "tagliare" bisogna creare, quindi essere
coraggiosi. Un ambito a cui dare particolare attenzione è quello
dell’istruzione, che deve portare i giovani a tornare a credere in un sistema
che di fatto li ha abbandonati.
Bisognerà quindi scrivere un nuovo patto sociale
entro il quale tutti noi dovremo riconoscerci, al fine di essere cittadini più
solidali, rispettosi delle regole e dei valori e indurre i politici a mantenere
sempre alta l’asticella dell’eccellenza.