<it>Dall’emergenza alle priorità: Valentino Bobbio</it>

Dall'emergenza alle priorità: Valentino Bobbio

Valentino Bobbio, segretario generale di NeXt Nuova economia per tutti

L’emergenza Coronavirus ricorda
all’umanità la sua vulnerabilità, sia a livello personale sia a livello di
comunità sociale ed economica. Viviamo una crisi, prevista tra gli altri da Bill Gates nel 2015, che mette in discussione il nostro
concetto di benessere: cosa ne pensi?

L’Organizzazione
Mondiale della Sanità andava dicendo da tempo che – non si quando, ma
probabilmente presto – bisogna prepararsi alla prossima pandemia. Luisa
Vuillermoz, direttrice della Fondazione Grand Paradis, aveva organizzato a Cogne l’anno scorso una conferenza proprio su questo
tema con un dirigente dell’OMS. Del resto, l’umanità ha sempre convissuto con
le epidemie e le pandemie, che hanno sterminato intere popolazioni all’epoca
della colonizzazione dell’America o dell’Australia, decimato i nostri popoli
dall’antichità fino all’età moderna, anche portate in Europa dai nuovi
continenti, come il mal francese, la sifilide. Bill Gates divulgava dunque cose
note, ma a cui continuiamo a non prepararci, nonostante i molti preavvisi.

Perché
non abbiamo predisposto adeguate misure per questa evenienza? Perché mancano i
posti letto in rianimazione? Perché abbiamo limitata capacità di produzione di
vaccini e non ci sono le maschere protettive ed altri supporti sanitari? Credo
che convergano due fattori; da una parte il rifiuto di considerare ed
organizzarci per affrontare eventi catastrofici che ci ricordano la nostra
vulnerabilità e fragilità, con termini cristiani la nostra finitezza e con termini
buddisti la nostra impermanenza. Ci rifugiamo in un falso, ma rassicurante,
senso di onnipotenza e di soddisfazione legata all’oggic’è un vizio di fondo che caratterizza la nostra economia e che
riguarda direttamente noi manager
: l’orientamento al breve termine e
soprattutto il considerare fine dell’azienda la massimizzazione del profitto
portano la nostra società a deragliare. Non conviene produrre vaccini perché si
vendono a prezzi troppo bassi, e poi magari prevenire fa anche vendere meno
medicine. Le mascherine si producono per le quantità normali stimate di
vendita. Tenere posti in rianimazione non utilizzati non rende, pare uno
spreco. Eppure, noi manager sappiamo per esperienza quanto è importante la
ridondanza, avere margini, non essere sempre al limite, perché altrimenti il
minimo stormire di fronda ci mette in grave crisi.

Guardare
al lungo termine (consapevoli che è fatto dalla somma di tanti breve termine,
traguardati

da
subito) comporta di cambiare gli obiettivi dell’azienda, ponendo, accanto al
profitto allo stesso livello di importanza, la sostenibilità sociale, ossia il
rispetto per le persone, e la sostenibilità ambientale, ossia la riduzione continua
dell’impatto della nostra impresa nei limiti delle risorse del Pianeta.

Rendere
la nostra impresa resiliente vuol dire passare, adesso, da una logica di
soddisfazione dei soli shareholder – per cui tutto il resto viene considerato
soltanto risorsa e fattore produttivo su cui fare efficienza, con l’esigenza al
massimo di gestire e negoziare le tensioni ed il consenso – ad una vera logica di
impresa attenta ed in dialogo con tutti gli stakeholder (impresa multistakeholder).

In NeXt
– che riunisce associazioni di imprese e sindacati, associazioni ambientali e
della società civile, università ed associazioni dei consumatori – riteniamo
che tale passaggio sia ineludibile per giungere ad un’economia finalizzata al
benessere di tutte le persone. Per aiutare le imprese a progredire verso la
sostenibilità, in un clima di fiducia e dialogo, NeXt propone un questionario
di autovalutazione, formato da pochi item utili a orientare ed accompagnare verso
una vera responsabilità sociale, fondata sul dialogo con tutti gli stakeholder
(autovalutazione partecipata). Tale questionario si trova a disposizione sulla
piattaforma www.eyeonbuy.org che è un nuovo spazio di dialogo tra imprese e cittadini-consumatori,
prezioso per valorizzare l’impegno di sostenibilità della nostra azienda.

Un approccio resiliente e responsabile, oltre a comportare sovente costi
aggiuntivi, rende più difficile e complicato il compito di noi manager, perché
ci chiede di maturare nuove e più sofisticate capacità di gestione
. Peraltro, proporre obiettivi coerenti di sostenibilità sociale ed
ambientale nell’impresa in cui lavoriamo, la rende più solida e resiliente,
riduce i rischi, aumenta l’efficienza per la partecipazione convinta dei
collaboratori interni ed esterni che si sentono rispettati e valorizzati, la
rende più proattiva ed anticipatrice, capace di anticipare vincoli futuri, e
soprattutto aumenta la reputazione e fidelizza i nuovi segmenti in crescita dei
cittadini sempre più attenti alla sostenibilità delle imprese. Questo è confermato
da molte ricerche realizzate in Europa, Stati Uniti e Giappone che valutano le
imprese sinceramente responsabili più efficaci e durevoli.

Una notazione sulla longevità: dal 2012 il World Happiness
Report delle Nazioni Unite
misura la felicità dei Paesi nel mondo. Tra gli indicatori misurati che contribuiscono alla felicità (oltre al Pil pro
capite, al sostegno sociale, alla libertà, alla generosità, all’assenza di
corruzione, al ruolo della famiglia e della vita sociale) viene considerata
l’aspettativa di vita in salute. Non la semplice longevità, ma l’aspettativa di
una vita dignitosa, capace di essere attiva e di partecipare e contribuire al
benessere della società.

Quali sono le priorità su cui bisogna
concentrarsi quando l’emergenza lascerà il posto alla ripresa di una “nuova
normalità” e saremo chiamati a ricostruire il nostro tessuto economico e
sociale?

L’impresa e l’economia di mercato sono un potentissimo strumento per la
soddisfazione dei nostri bisogni, se non sono sviate da finalità che le portano
a deragliare. La prossima sfida, da affrontare per rendere le nostre imprese
veramente resilienti, sarà quella di prepararci a rilanciare una nuova
economia diversa dall’attuale che ci lascia esposti alle crisi, disorientati e
soli nelle emergenze, che sia una economia veramente sostenibile, centrata sui
bisogni delle persone e sul loro benessere, nel rispetto dei limiti del Pianeta
.
Pertanto, accanto all’invito a ripensare profondamente le finalità che
indirizzano le scelte strategiche delle nostre aziende e le nostre decisioni
quotidiane, evidenzio altre due indicazioni.

La prima ci dice che dobbiamo prepararci con grande impegno a rafforzare
la nostra professionalità e sviluppare nuove capacità per imparare a gestire la
complessità
di un’impresa che vuole essere responsabile, con tutti i limiti
e le necessità di transizione che la nostra finitezza e la realtà quotidiana
comportano. L’imprenditore ed i manager che vogliono essere responsabili, per
rendere la propria impresa veramente resiliente, conseguono tali nuove
capacità:

  • studiando, conoscendo e verificando le esperienze di imprese sostenibili;
  • analizzando i vantaggi di posizionamento strategico, operativi e di
    performance che hanno le aziende responsabili, e che nello specifico può
    ottenere la nostra azienda;
  • imparando a dialogare ed a negoziare con i diversi stakeholder, consapevoli
    di avere anche molto da imparare da loro per migliorare le nostre produzioni e performance;
    è così importante analizzare i bisogni degli stakeholder (mappa degli
    stakeholder), valutarne le attese e definire adeguati interventi ed azioni nel
    piano strategico aziendale;
  • attivando processi partecipativi, che motivano, impegnano, coinvolgono
    lavoratori e partner, consapevoli che questo comporta anche di cedere o
    limitare una parte di potere;
  • approfondendo i percorsi di miglioramento continuo e le diverse tappe e
    passi intermedi verso la sostenibilità sociale ed ambientale;
  • rivedendo i sistemi premiali interni alla luce dei nuovi obiettivi
    aziendali, e quindi misurando anche il progredire dell’impresa verso nuove
    performance sociali ed ambientali

La seconda indicazione richiede di ripensare il ruolo del pubblico e
dello Stato nel definire le regole del mercato, in una prospettiva di lungo
termine
con le giuste ridondanze, considerando le sfide e le emergenze che
ci possiamo trovare ad affrontare; magari possono apparire uno spreco, ma tali
ridondanze garantiscono la nostra salute ed il nostro benessere nel lungo
termine. È come giocare a calcio con regole (sovente troppe) confuse e sovente
contraddittorie, oppure con regole chiare. Questo richiede al settore pubblico
di definire premialità per i mercati e le produzioni deboli o per cui occorre
attrezzarsi per il lungo termine, insieme a premialità per una autentica
responsabilità sociale ed ambientale delle imprese, e, allo stesso tempo, di difendere,
anche a livello internazionale, le nostre aziende da competizioni inique
fondate sul saccheggio dei beni comuni e sull’esternalizzazione dei costi
sull’ambiente e sui lavoratori più deboli. Consideriamo che anche noi siamo
lavoratori, e quando va male, sovente non per colpa nostra, apprezziamo gli
ammortizzatori sociali ed i servizi del welfare state, che richiedono peraltro
adeguati flussi fiscali, e che l’elusione e l’evasione riducono a svantaggio di
tutti.

Quali opportunità stai cogliendo da
questa crisi, quali elementi positivi credi di poter trarre e come pensi di
valorizzare l’esperienza, sul piano professionale? Quali innovazioni derivanti
dai cambiamenti in corso, in particolare nella sfera lavorativa e produttiva,
credi possano rivelarsi un valore aggiunto?

 

La solidarietà
tra le persone ed il senso di responsabilità dei cittadini mi paiono gli
aspetti più rilevanti che emergono da questa crisi; dobbiamo continuare a
tenerli vivi senza soffocarli in un clima di competizione esasperato. Le donne
e gli uomini, anche in azienda, sono anche socialità, condivisione e
attenzione.

Questi
momenti ci portano poi a superare stereotipi che generalizzano indebitamente:
oggi apprezziamo molto più i lavoratori del settore pubblico, di cui prima non
avremmo immaginato la generosità e l’impegno senza risparmio nelle emergenze, che
rischiano molto e che scopriamo investono molto nel loro aggiornamento
professionale. Sappiamo che hanno superato frustrazioni, hanno sovente basse
retribuzioni e che troppo spesso si sono sentiti trascurati, eppure li
scopriamo con grande vigore in prima linea. Noi, nel settore privato, siamo
sempre capaci di comportarci così?

Dal
punto di vista più operativo credo che, se in questi giorni vediamo a distanza
un rilassamento eccessivo, continuerà comunque a crescere il lavoro a distanza,
il lavoro agile, che consente di armonizzare meglio il lavoro in azienda con la
vita sociale e familiare. Questo ci consente anche di sviluppare nuove
capacità, aiutati dal rafforzamento delle piattaforme. I cambiamenti quotidiani
di vita generano nuovi mercati e servizi o li ampliano; penso ad esempio a
tutto il mondo dell’e.commerce, che sta ricevendo un grande impulso. Come NeXt
abbiamo lanciato la piattaforma Gioosto www.gioosto.com che propone e valorizza i prodotti di imprese sostenibili, creando anche
un nuovo mercato per piccoli produttori virtuosi.

Voglio
concludere ribadendo l’importanza del rafforzamento della nostra
professionalità di manager, che ci impone di riscoprire e far crescere il
nostro impegno verso una vera e propria responsabilità sociale ed ambientale,
in grado di cambiare profondamente il clima ed il comportamento in azienda
.
Cambiando le aziende dall’interno rendiamo più vivibile e più piacevole per
tutti la nostra vita e la nostra società.

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Fondazione Prioritalia