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14 aprile 2020

Dall'emergenza alle priorità: Valentino Bobbio

Valentino Bobbio, segretario generale di NeXt Nuova economia per tutti

L’emergenza Coronavirus ricorda all’umanità la sua vulnerabilità, sia a livello personale sia a livello di comunità sociale ed economica. Viviamo una crisi, prevista tra gli altri da Bill Gates nel 2015, che mette in discussione il nostro concetto di benessere: cosa ne pensi?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità andava dicendo da tempo che - non si quando, ma probabilmente presto - bisogna prepararsi alla prossima pandemia. Luisa Vuillermoz, direttrice della Fondazione Grand Paradis, aveva organizzato a Cogne l’anno scorso una conferenza proprio su questo tema con un dirigente dell’OMS. Del resto, l’umanità ha sempre convissuto con le epidemie e le pandemie, che hanno sterminato intere popolazioni all’epoca della colonizzazione dell’America o dell’Australia, decimato i nostri popoli dall’antichità fino all’età moderna, anche portate in Europa dai nuovi continenti, come il mal francese, la sifilide. Bill Gates divulgava dunque cose note, ma a cui continuiamo a non prepararci, nonostante i molti preavvisi.

Perché non abbiamo predisposto adeguate misure per questa evenienza? Perché mancano i posti letto in rianimazione? Perché abbiamo limitata capacità di produzione di vaccini e non ci sono le maschere protettive ed altri supporti sanitari? Credo che convergano due fattori; da una parte il rifiuto di considerare ed organizzarci per affrontare eventi catastrofici che ci ricordano la nostra vulnerabilità e fragilità, con termini cristiani la nostra finitezza e con termini buddisti la nostra impermanenza. Ci rifugiamo in un falso, ma rassicurante, senso di onnipotenza e di soddisfazione legata all’oggi; scappiamo dalle riflessioni e considerazioni che ci mostrano il dolore e la sofferenza; le mettiamo sotto il tappeto per non vedere, ma comunque la nostra finitezza e l’angoscia per questi limiti rimane, ed è parte della vita come la gioia, la bellezza, la tenerezza, l’amicizia…

Dall’altra parte c’è un vizio di fondo che caratterizza la nostra economia e che riguarda direttamente noi manager: l’orientamento al breve termine e soprattutto il considerare fine dell’azienda la massimizzazione del profitto portano la nostra società a deragliare. Non conviene produrre vaccini perché si vendono a prezzi troppo bassi, e poi magari prevenire fa anche vendere meno medicine. Le mascherine si producono per le quantità normali stimate di vendita. Tenere posti in rianimazione non utilizzati non rende, pare uno spreco. Eppure, noi manager sappiamo per esperienza quanto è importante la ridondanza, avere margini, non essere sempre al limite, perché altrimenti il minimo stormire di fronda ci mette in grave crisi.

Guardare al lungo termine (consapevoli che è fatto dalla somma di tanti breve termine, traguardati

da subito) comporta di cambiare gli obiettivi dell’azienda, ponendo, accanto al profitto allo stesso livello di importanza, la sostenibilità sociale, ossia il rispetto per le persone, e la sostenibilità ambientale, ossia la riduzione continua dell’impatto della nostra impresa nei limiti delle risorse del Pianeta.

Rendere la nostra impresa resiliente vuol dire passare, adesso, da una logica di soddisfazione dei soli shareholder - per cui tutto il resto viene considerato soltanto risorsa e fattore produttivo su cui fare efficienza, con l’esigenza al massimo di gestire e negoziare le tensioni ed il consenso - ad una vera logica di impresa attenta ed in dialogo con tutti gli stakeholder (impresa multistakeholder).

In NeXt - che riunisce associazioni di imprese e sindacati, associazioni ambientali e della società civile, università ed associazioni dei consumatori - riteniamo che tale passaggio sia ineludibile per giungere ad un’economia finalizzata al benessere di tutte le persone. Per aiutare le imprese a progredire verso la sostenibilità, in un clima di fiducia e dialogo, NeXt propone un questionario di autovalutazione, formato da pochi item utili a orientare ed accompagnare verso una vera responsabilità sociale, fondata sul dialogo con tutti gli stakeholder (autovalutazione partecipata). Tale questionario si trova a disposizione sulla piattaforma www.eyeonbuy.org che è un nuovo spazio di dialogo tra imprese e cittadini-consumatori, prezioso per valorizzare l’impegno di sostenibilità della nostra azienda.

Un approccio resiliente e responsabile, oltre a comportare sovente costi aggiuntivi, rende più difficile e complicato il compito di noi manager, perché ci chiede di maturare nuove e più sofisticate capacità di gestione. Peraltro, proporre obiettivi coerenti di sostenibilità sociale ed ambientale nell’impresa in cui lavoriamo, la rende più solida e resiliente, riduce i rischi, aumenta l’efficienza per la partecipazione convinta dei collaboratori interni ed esterni che si sentono rispettati e valorizzati, la rende più proattiva ed anticipatrice, capace di anticipare vincoli futuri, e soprattutto aumenta la reputazione e fidelizza i nuovi segmenti in crescita dei cittadini sempre più attenti alla sostenibilità delle imprese. Questo è confermato da molte ricerche realizzate in Europa, Stati Uniti e Giappone che valutano le imprese sinceramente responsabili più efficaci e durevoli.

Una notazione sulla longevità: dal 2012 il World Happiness Report delle Nazioni Unite misura la felicità dei Paesi nel mondo. Tra gli indicatori misurati che contribuiscono alla felicità (oltre al Pil pro capite, al sostegno sociale, alla libertà, alla generosità, all’assenza di corruzione, al ruolo della famiglia e della vita sociale) viene considerata l’aspettativa di vita in salute. Non la semplice longevità, ma l’aspettativa di una vita dignitosa, capace di essere attiva e di partecipare e contribuire al benessere della società.

Quali sono le priorità su cui bisogna concentrarsi quando l’emergenza lascerà il posto alla ripresa di una “nuova normalità” e saremo chiamati a ricostruire il nostro tessuto economico e sociale?

L’impresa e l’economia di mercato sono un potentissimo strumento per la soddisfazione dei nostri bisogni, se non sono sviate da finalità che le portano a deragliare. La prossima sfida, da affrontare per rendere le nostre imprese veramente resilienti, sarà quella di prepararci a rilanciare una nuova economia diversa dall’attuale che ci lascia esposti alle crisi, disorientati e soli nelle emergenze, che sia una economia veramente sostenibile, centrata sui bisogni delle persone e sul loro benessere, nel rispetto dei limiti del Pianeta. Pertanto, accanto all’invito a ripensare profondamente le finalità che indirizzano le scelte strategiche delle nostre aziende e le nostre decisioni quotidiane, evidenzio altre due indicazioni.

La prima ci dice che dobbiamo prepararci con grande impegno a rafforzare la nostra professionalità e sviluppare nuove capacità per imparare a gestire la complessità di un’impresa che vuole essere responsabile, con tutti i limiti e le necessità di transizione che la nostra finitezza e la realtà quotidiana comportano. L’imprenditore ed i manager che vogliono essere responsabili, per rendere la propria impresa veramente resiliente, conseguono tali nuove capacità:

  • studiando, conoscendo e verificando le esperienze di imprese sostenibili;
  • analizzando i vantaggi di posizionamento strategico, operativi e di performance che hanno le aziende responsabili, e che nello specifico può ottenere la nostra azienda;
  • imparando a dialogare ed a negoziare con i diversi stakeholder, consapevoli di avere anche molto da imparare da loro per migliorare le nostre produzioni e performance; è così importante analizzare i bisogni degli stakeholder (mappa degli stakeholder), valutarne le attese e definire adeguati interventi ed azioni nel piano strategico aziendale;
  • attivando processi partecipativi, che motivano, impegnano, coinvolgono lavoratori e partner, consapevoli che questo comporta anche di cedere o limitare una parte di potere;
  • approfondendo i percorsi di miglioramento continuo e le diverse tappe e passi intermedi verso la sostenibilità sociale ed ambientale;
  • rivedendo i sistemi premiali interni alla luce dei nuovi obiettivi aziendali, e quindi misurando anche il progredire dell’impresa verso nuove performance sociali ed ambientali

La seconda indicazione richiede di ripensare il ruolo del pubblico e dello Stato nel definire le regole del mercato, in una prospettiva di lungo termine con le giuste ridondanze, considerando le sfide e le emergenze che ci possiamo trovare ad affrontare; magari possono apparire uno spreco, ma tali ridondanze garantiscono la nostra salute ed il nostro benessere nel lungo termine. È come giocare a calcio con regole (sovente troppe) confuse e sovente contraddittorie, oppure con regole chiare. Questo richiede al settore pubblico di definire premialità per i mercati e le produzioni deboli o per cui occorre attrezzarsi per il lungo termine, insieme a premialità per una autentica responsabilità sociale ed ambientale delle imprese, e, allo stesso tempo, di difendere, anche a livello internazionale, le nostre aziende da competizioni inique fondate sul saccheggio dei beni comuni e sull’esternalizzazione dei costi sull’ambiente e sui lavoratori più deboli. Consideriamo che anche noi siamo lavoratori, e quando va male, sovente non per colpa nostra, apprezziamo gli ammortizzatori sociali ed i servizi del welfare state, che richiedono peraltro adeguati flussi fiscali, e che l’elusione e l’evasione riducono a svantaggio di tutti.

Quali opportunità stai cogliendo da questa crisi, quali elementi positivi credi di poter trarre e come pensi di valorizzare l’esperienza, sul piano professionale? Quali innovazioni derivanti dai cambiamenti in corso, in particolare nella sfera lavorativa e produttiva, credi possano rivelarsi un valore aggiunto?
 

La solidarietà tra le persone ed il senso di responsabilità dei cittadini mi paiono gli aspetti più rilevanti che emergono da questa crisi; dobbiamo continuare a tenerli vivi senza soffocarli in un clima di competizione esasperato. Le donne e gli uomini, anche in azienda, sono anche socialità, condivisione e attenzione.

Questi momenti ci portano poi a superare stereotipi che generalizzano indebitamente: oggi apprezziamo molto più i lavoratori del settore pubblico, di cui prima non avremmo immaginato la generosità e l’impegno senza risparmio nelle emergenze, che rischiano molto e che scopriamo investono molto nel loro aggiornamento professionale. Sappiamo che hanno superato frustrazioni, hanno sovente basse retribuzioni e che troppo spesso si sono sentiti trascurati, eppure li scopriamo con grande vigore in prima linea. Noi, nel settore privato, siamo sempre capaci di comportarci così?

Dal punto di vista più operativo credo che, se in questi giorni vediamo a distanza un rilassamento eccessivo, continuerà comunque a crescere il lavoro a distanza, il lavoro agile, che consente di armonizzare meglio il lavoro in azienda con la vita sociale e familiare. Questo ci consente anche di sviluppare nuove capacità, aiutati dal rafforzamento delle piattaforme. I cambiamenti quotidiani di vita generano nuovi mercati e servizi o li ampliano; penso ad esempio a tutto il mondo dell’e.commerce, che sta ricevendo un grande impulso. Come NeXt abbiamo lanciato la piattaforma Gioosto www.gioosto.com che propone e valorizza i prodotti di imprese sostenibili, creando anche un nuovo mercato per piccoli produttori virtuosi.

Voglio concludere ribadendo l’importanza del rafforzamento della nostra professionalità di manager, che ci impone di riscoprire e far crescere il nostro impegno verso una vera e propria responsabilità sociale ed ambientale, in grado di cambiare profondamente il clima ed il comportamento in azienda. Cambiando le aziende dall’interno rendiamo più vivibile e più piacevole per tutti la nostra vita e la nostra società.

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Data e ora

14 aprile 2020