30 marzo 2020
Ne parliamo con Mirko Rubini, consigliere Fondo Mario Negri.
L’emergenza Coronavirus ricorda all’umanità la sua
vulnerabilità, sia a livello personale sia a livello di comunità sociale ed
economica. Viviamo una crisi, prevista tra gli altri da Bill Gates nel 2015, che mette in discussione il nostro concetto di
benessere: cosa ne pensi?
Bill Gates è una figura controversa:
apparentemente si adopra per l'umanità nel suo insieme ma talvolta ho
l’impressione che le sue intuizioni non siano alla portata di tutti. Gates probabilmente ha accesso a informazioni che
ai “comuni mortali” sono precluse e ha la possibilità di occuparsi a tempo
pieno di scenari, cosa che la maggior parte delle persone non può fare.
Abbiamo poi il problema che i decisori politici
in tutto il mondo si muovono solo per urgenze e mode nessuno ha una visione di
futuro né la vuole perseguire, tutti cavalcano l’oggi, nessuno si muove su
proiezioni future catastrofiche o solamente negative. Un esempio per tutti è la negazione dei
cambiamenti climatici; neanche Greta ha smosso azioni concrete malgrado il
livello mediatico alto raggiunto dalle sue iniziative.
Ripensando alle previsioni del 2015 il tema da
porsi è: come possiamo condividere / diffondere le idee e le proposte di
persone come lui per influenzare l’opinione pubblica mondiale e sotto questa
spinta chi può cambiare il mondo?
Quali sono le priorità su cui bisogna concentrarsi
quando l’emergenza lascerà il posto alla ripresa di una “nuova normalità” e
saremo chiamati a ricostruire il nostro tessuto economico e sociale?
Riprendere la normalità sarà già una forte
ripresa.
Credo probabile che così rapidamente come ci
siamo fermati altrettanto rapidamente potremo ripartire. Non tutto il perso sarà recuperato ma molto si e
anche in breve tempo.
La ripartenza credo si baserà sulla consapevolezza
che il modello di vita, degli individui e delle società, deve cambiare. I
cambiamenti positivi credo saranno in questa direzione:
- Più spazio alla sfera pubblica, credo che anche gli Americani apprezzeranno di
più la sanità pubblica efficiente. In generale, se ci vogliamo avvalere oggi di
sostegno pubblico dobbiamo mantenere anche in tempi normali le strutture di
emergenza che servono appunto in emergenza. Anche provvedimenti di
investimento, per sua natura non profittevole e quindi pubblico, su prevenzione
(del territorio ad esempio) e dei disastri in generale può diminuire la disoccupazione
e far ripartire l’economia. Penso poi che l’ordine pubblico possa essere una
direzione di investimento (ovviamente pubblico speriamo) necessaria, visto che
la vita dopo il coronavirus sarà comunque diversa e necessiterà maggior
controllo sociale per evitare nuove pandemie.
- Più spazio alla
solidarietà, prevedere
forme più strutturate di reddito di cittadinanza, nella logica che “se il mio
vicino ha risorse per curarsi anche io ho maggiori possibilità di non ammalarmi”.
Per reperire le risorse velocemente solo il pubblico può riuscirci con la tassa
più equa del mondo… che si chiama inflazione; stampando moneta. E qui vedremo,
o la va o la spacca, la reale volontà di mantenere una Europa unita perché solo
la BCE può stampare in modo illimitato moneta. Negli stati uniti Trump ne ha
detto una giusta mettendo promuovendo l’idea dell’Elicopter Money di Ben Bernake ex
governatore della FED che ha gestito la crisi del 2008. Anche una maggiore tassazione
per i top 5% contribuenti sarà probabile, come anche la Tobin Tax per tassare le speculazioni finanziarie.
- Più focus sullo
sviluppo sostenibile con minore sfruttamento della natura, sulla riconversione realmente sostenibile
di tutte le attività umane.
- Più focus su tutto quello che oggi viene sintetizzato nella parola
Climate Change.
Quali opportunità stai cogliendo da questa crisi,
quali elementi positivi credi di poter trarre e come pensi di valorizzare
l’esperienza, sul piano professionale? Quali innovazioni derivanti dai
cambiamenti in corso, in particolare nella sfera lavorativa e produttiva, credi
possano rivelarsi un valore aggiunto?
Sicuramente il lavoro agile da casa mi ha migliorato la vita e credo la migliorerà a tutti e nessuno vorrà più rinunciarci. Ho ridotto il tempo inutilizzato degli spostamenti, ho contribuito al calo dell’inquinamento e ho avuto un generale miglioramento della gestione del tempo e della qualità della vita.
Gli strumenti per lavorare a distanza, d’altra parte, ci porteranno sempre più nell'era del grande fratello di orweliana memoria: bisogna vedere se il sistema che stiamo già in questi giorni sperimentando garantirà maggiore libertà o sarà usato per dominare le persone o, forse, più realisticamente una via di mezzo.
Se poi culturalmente ritorniamo allo spirito degli anni sessanta dove tutti fanno qualche cosa, con il loro lavoro, per migliorare il mondo e non più solo per arricchirsi singolarmente avremo dato anche una svolta alla nostra sopravvivenza oltre al Mojto ed alla BMW nuova.
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30 marzo 2020