Ne parliamo con Mirko Rubini, consigliere Fondo Mario Negri.
L’emergenza Coronavirus ricorda all’umanità la sua vulnerabilità, sia a livello personale sia a livello di comunità sociale ed economica. Viviamo una crisi, prevista tra gli altri da Bill Gates nel 2015, che mette in discussione il nostro concetto di benessere: cosa ne pensi?
Bill Gates è una figura controversa: apparentemente si adopra per l’umanità nel suo insieme ma talvolta ho l’impressione che le sue intuizioni non siano alla portata di tutti. Gates probabilmente ha accesso a informazioni che ai “comuni mortali” sono precluse e ha la possibilità di occuparsi a tempo pieno di scenari, cosa che la maggior parte delle persone non può fare.
Abbiamo poi il problema che i decisori politici in tutto il mondo si muovono solo per urgenze e mode nessuno ha una visione di futuro né la vuole perseguire, tutti cavalcano l’oggi, nessuno si muove su proiezioni future catastrofiche o solamente negative. Un esempio per tutti è la negazione dei cambiamenti climatici; neanche Greta ha smosso azioni concrete malgrado il livello mediatico alto raggiunto dalle sue iniziative.
Ripensando alle previsioni del 2015 il tema da porsi è: come possiamo condividere / diffondere le idee e le proposte di persone come lui per influenzare l’opinione pubblica mondiale e sotto questa spinta chi può cambiare il mondo?
Quali sono le priorità su cui bisogna concentrarsi quando l’emergenza lascerà il posto alla ripresa di una “nuova normalità” e saremo chiamati a ricostruire il nostro tessuto economico e sociale?
Riprendere la normalità sarà già una forte ripresa.
Credo probabile che così rapidamente come ci siamo fermati altrettanto rapidamente potremo ripartire. Non tutto il perso sarà recuperato ma molto si e anche in breve tempo.
La ripartenza credo si baserà sulla consapevolezza che il modello di vita, degli individui e delle società, deve cambiare. I cambiamenti positivi credo saranno in questa direzione:
– Più spazio alla sfera pubblica, credo che anche gli Americani apprezzeranno di più la sanità pubblica efficiente. In generale, se ci vogliamo avvalere oggi di sostegno pubblico dobbiamo mantenere anche in tempi normali le strutture di emergenza che servono appunto in emergenza. Anche provvedimenti di investimento, per sua natura non profittevole e quindi pubblico, su prevenzione (del territorio ad esempio) e dei disastri in generale può diminuire la disoccupazione e far ripartire l’economia. Penso poi che l’ordine pubblico possa essere una direzione di investimento (ovviamente pubblico speriamo) necessaria, visto che la vita dopo il coronavirus sarà comunque diversa e necessiterà maggior controllo sociale per evitare nuove pandemie.
– Più spazio alla solidarietà, prevedere forme più strutturate di reddito di cittadinanza, nella logica che “se il mio vicino ha risorse per curarsi anche io ho maggiori possibilità di non ammalarmi”.
Per reperire le risorse velocemente solo il pubblico può riuscirci con la tassa più equa del mondo… che si chiama inflazione; stampando moneta. E qui vedremo, o la va o la spacca, la reale volontà di mantenere una Europa unita perché solo la BCE può stampare in modo illimitato moneta. Negli stati uniti Trump ne ha detto una giusta mettendo promuovendo l’idea dell’Elicopter Money di Ben Bernake ex
governatore della FED che ha gestito la crisi del 2008. Anche una maggiore tassazione per i top 5% contribuenti sarà probabile, come anche la Tobin Tax per tassare le speculazioni finanziarie.
– Più focus sullo sviluppo sostenibile con minore sfruttamento della natura, sulla riconversione realmente sostenibile di tutte le attività umane.
– Più focus su tutto quello che oggi viene sintetizzato nella parola Climate Change.
Quali opportunità stai cogliendo da questa crisi, quali elementi positivi credi di poter trarre e come pensi di valorizzare l’esperienza, sul piano professionale? Quali innovazioni derivanti dai cambiamenti in corso, in particolare nella sfera lavorativa e produttiva, credi possano rivelarsi un valore aggiunto?
Sicuramente il lavoro agile da casa mi ha migliorato la vita e credo la migliorerà a tutti e nessuno vorrà più rinunciarci.
Ho ridotto il tempo inutilizzato degli spostamenti, ho contribuito al calo dell’inquinamento e ho avuto un generale miglioramento della gestione del tempo e della qualità della vita.
Gli strumenti per lavorare a distanza, d’altra parte, ci porteranno sempre più nell’era del grande fratello di orweliana memoria: bisogna vedere se il sistema che stiamo già in questi giorni sperimentando garantirà maggiore libertà o sarà usato per dominare le persone o, forse, più realisticamente una via di mezzo.
Se poi culturalmente ritorniamo allo spirito degli anni sessanta dove tutti fanno qualche cosa, con il loro lavoro, per migliorare il mondo e non più solo per arricchirsi singolarmente avremo dato anche una svolta alla nostra sopravvivenza oltre al Mojito ed alla BMW nuova.